Abel Wakaam
Danger
1° Danger, il pericolo viaggia nella mente
Emily entrò in quel bar senza sapere che quella semplice scelta avrebbe cambiato letteralmente la sua vita. D'altronde era perlomeno impossibile ipotizzare che un incontro inaspettato potesse risultare così pericoloso. Bastò uno sguardo, uno solo, per abbassare tutte le difese in quella che si dimostrò, da lì a qualche minuto, una resa incondizionata.

- Sei nuova di qui? - le domandò quel ragazzotto dall'aria strafottente che non perse tempo a raggiungerla al tavolino.

- Sono di passaggio, - gli rispose con cortesia - sto andando al mare.

- Qui intorno c'è mare un po' ovunque, - la incalzò - il più vicino a meno di un'ora.

- Mio suocero ha una casa vicino a Crotone, - gli rispose - sto andando lì per rilassarmi qualche giorno prima che mi raggiunga il resto della famiglia. Ho avuto le ferie in anticipo quest'anno e non avevo nessuna intenzione di bollire nel caldo di Milano.

- Allora hai ancora un bel po' di strada da fare per arrivarci... e sta facendo buio. Ti piace guidare di notte?

- No - abbozzò un sorriso - ma ormai non ho alternative.

- C'è sempre un'alternativa. - sentenziò l'uomo - Qui tutti mi chiamano Jack e non ti consiglio di viaggiare col buio su quella maledetta autostrada piena di cantieri.

- Lo so, - obiettò - ma come ti ho appena detto, non ci sono alternative.

La guardò senza parlare, soffermandosi su ogni dettaglio del suo corpo, poi buttò lì la sua proposta impudente, cercando di addolcire il tono della voce: - Posso ospitarti nella cuccetta del mio camion... - esclamò - così domattina ripartirai con calma.

Emily scosse lentamente il capo: - Credi davvero che una donna sposata possa accettare un invito di questo tipo da parte di uno sconosciuto?

- Sono una brava persona... - le ribadì.

- Non lo metto in dubbio, ma non credo sia la cosa migliore da fare.

- Di cosa hai paura?

- Si raccontano tante storie di donne che accettano un invito da uno sconosciuto.

- Probabilmente sono tutte vere, - sorrise maldestramente Jack - ma in molti casi queste fantomatiche donne non raccontano proprio niente a nessuno.

- Ah sì? - obiettò - E per quale motivo? Non dicono nulla perché sono morte?

- Prova a pensarci bene, - insistette - forse non dicono niente perché sono state troppo bene.

- Stai parlando sul serio o mi stai prendendo in giro?

- A me non importa niente se sei sposata, se hai dei figli, se sei felice oppure incazzata col mondo. Vivo alla giornata e dico sempre quello che penso senza farmi scrupoli. Quindi, se ti va di passare una notte nella mia cuccetta, devi soltanto dire di sì e niente altro. Se invece te ne vuoi andare... non sarò certo io ad impedirtelo.

- Te l'ho detto, sono sposata e non ho mai tradito mio marito.

- Ma ne hai avuto occasione?

- Che significa?

- Anche io non ho mai ammazzato nessuno, ma se dovessi difendermi da un'aggressione, non mi farei nessun scrupolo a difendermi.

- Devo avere paura?

- Scusami...- sospirò - mi sono spiegato male. Intendevo dire che è troppo facile prendere decisioni quando non si viene posti davanti ad una scelta. Probabilmente non hai mai tradito tuo marito perché non ti sei mai trovata nella situazione di poterlo o doverlo fare.

Emily volse lo sguardo oltre la vetrata del bar, rimirando il sole che scendeva lento dietro le montagne. - Non la vedo neppure adesso questa occasione. - esclamò - Sei un ragazzo simpatico, ma non è così che funziona dalle mie parti.

- Ma adesso ti trovi dalle mie di parti, - insistette - e non ti sto costringendo a fare niente che tu non voglia. Qui fanno delle ottime tagliate di carne con le patate, fai pure con calma perché tanto io non scappo. Il mio camion è quello bianco, parcheggiato dietro il distributore. Se cambi idea, mi trovi lì.

Lo salutò senza dare alcun peso alle sue parole. Domandò al barista dove poteva sedersi per mangiare qualcosa e raggiunse la sala del piccolo ristorante attiguo. - Stasera abbiamo soltanto la tagliata di carne con le patate, - si sentì avvertire - è quella che va per la maggiore.

- Lo so, - rispose automaticamente - di questo mi ha già informata l'autista del camion bianco...

- ...Jack è un abitudinario, - affermò il barista - ormai è di casa qui.

- Un ragazzo molto intraprendente... - commentò sotto voce.

- E' uno sciupafemmine! - fu la riposta divertita - Non se ne fa scappare una.

- Da bere mi va bene una coca cola.

- Mi dispiace, ma non possiamo servire la nostra carne con delle bevande straniere. Jack mi ha detto di portarle una bottiglia di Lamezia Greco Bianco, lo offre lui.

Fu dopo qualche bicchiere di quel meraviglioso vino fresco che Emily cominciò a prendere in considerazione la possibilità di non rimettersi in viaggio col buio, ma non avrebbe mai accettato l'invito di quel ragazzotto pieno di sé. Stava già ragionando sull'idea di dormire in auto, ma non era certo la scelta migliore da prendere in quel parcheggio abbandonato. Alla fine della cena non era sicuramente nelle condizioni migliori per guidare, così prese la saggia decisione di spostare l'auto accanto al camion di Jack, quasi a voler approfittare della sua inconsapevole protezione.

Mai valutazione fu così azzardata.

Mentre cercava di reclinare il sedile per trovare una comoda posizione, cominciò ad avvertire uno strano turbamento. Complice il Lamezia Greco Bianco e la situazione che si era venuta a creare, si rese conto del vero significato della parola "occasione". In fondo era proprio così, è troppo facile prendere le decisioni quando tutto funziona secondo le regole, ma che succede se ci ci si trova da soli con uno sconosciuto su di un'isola deserta?

Per un attimo cercò di cacciare quell'assurda idea dalla mente, ma una strana agitazione prese subito il sopravvento. - Che diavolo sto facendo qui? - si domandò - Tutto questo non ha proprio alcun senso!

Prima ancora che potesse mettere in moto l'auto per allontanarsi, si accese la luce nella cabina del camion. Il vetro elettrico scese lentamente e Jack si affacciò a torso nudo:- Su, vieni dentro, - le intimò - che hai da perdere?

Non lo avrebbe mai fatto, non in qualsiasi altro momento, ma pur considerandolo l'assurdità del gesto, si trovò a considerare l'invito da un'altra prospettiva. - Non voglio fare cazzate, - gli rispose - oltretutto ho bevuto troppo e non sono per niente lucida.

- Meglio ancora, - scoppiò a ridere Jack - le donne, quando sono un po' ubriache, ragionano meglio.

- Cazzo! - sbottò Emily - Almeno stattene zitto, così non mi rendi certo più facile la scelta!

- Se devi prendere una decisione, allora non devi far finta di ignorare tutte le opportunità che offre.

- Che diavolo stai dicendo? - gli urlò, restando in piedi a tre metri dallo sportello - Si può sapere cosa ti sei messo in testa?

- Appena ti ho vista mi sono detto che eri la più gran figa che mi sia mai capitato di incontrare. - le rispose - Quindi che c'è di male se scopiamo?

- Già accettare di salire per dormire sarebbe uno sbaglio, - obiettò - se poi ci aggiungi queste cazzate...

Fu allora che Jack scosse ripetutamente il capo, rialzando il vetro del finestrino con aria di sufficienza: - Buonanotte, - sussurrò - se qualcuno viene a disturbarti, suona il clacson!

Dopo qualche istante di buio e di silenzio, Emily bussò alla sua portiera: - Se prometti di non fare lo scemo, - esclamò - accetto il tuo invito.

- Se prometti di non fare la stronza, - si sentì rispondere - ti faccio salire al caldo.

Bastò un semplice cenno di assenso, e la flebile luce della cuccetta si riaccese per qualche istante. Quando la penombra tornò padrona della scena, il ragazzo le prese lentamente la mano: - Non sono un maniaco, - provò a rassicurarla - ma nemmeno uno di quei fighetti di città che restano impassibili di fronte ad una bella donna.

- Nemmeno se questa donna ti ha ripetuto più volte di essere felicemente sposata?

- Seppellisci l'ascia di guerra, - addolcì il tono della voce - togliti quei cazzo di jeans e mettiti sotto le coperte.
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