Abel Wakaam
Destiny
1° Destiny, un incontro avvenuto per caso
Cinzia era al telefono col marito da almeno mezz'ora quando Paolo arrivò di corsa a chiamarla: - Sbrigati cazzo. - le urlò - Per colpa tua saremo gli ultimi ad imbarcarci!

Senza smettere di chiacchierare, gli indicò una biondina che passeggiava davanti alle vetrate illuminate.

- Che cazzo significa? - la incalzò, cercando di strapparle il cellulare dalle mani - la nave ha già suonato tre volte la sirena.

- Significa che non se ne andranno senza prima aver imbarcato la più figa della compagnia, - gli rispose - lei di sicuro non sarà passata inosservata, e in ogni caso non sono convinta di partire con questo tempaccio!

Mentre pronunciava le ultime parole, un fulmine rischiarò il cielo come se fosse giorno ed un tremendo boato scosse le grandi pareti vetrate. - Maledizione, - urlò - è caduta la comunicazione e non c'è più segnale.

- Se aspettiamo ancora un po', - replicò Paolo - ci cadrà in testa l'intera struttura, la burrasca sta investendo l'isola.

- Non salgo su quella nave col mare a forza quattro, - rispose, scuotendo ripetutamente il capo - piuttosto resto qui ad aspettare il prossimo traghetto.

- La prossima nave non arriverà prima di una settimana, - insistette - il nostro lavoro qui è finito ed io ho l'assoluta necessità di rientrare in ufficio.

- E allora parti...- lo liquidò - io non ho nessuna intenzione di muovermi da qui nel mezzo di una tempesta. Appena tornerà la linea, chiamerò l'hotel e mi riprenderò la mia stanza.

Al quarto suono di sirena, Paolo allungò lo sguardo verso la banchina e vide che stavano per ritirare il pontile di collegamento. - Fanculo! - gridò, e si mise a correre verso la nave, trascinandosi il pesante trolley a perdifiato.

Quando, dopo una trentina di minuti, tornò sconsolato sui propri passi, ritrovò Cinzia che chiacchierava allegramente con la biondina che aveva finalmente finito lo shopping: - A quanto pare siamo in due ad aver deciso di non partire, - gli spiegò - e concordiamo su quanto sia assurdo prendere il mare con questo tempo. Lei è Franciska, viene dall'Ungheria ed è terrorizzata come lo sono io.

Guardando in direzione del porto, non riuscì a darle torto. La nave faticava a prendere il largo e, a causa dell'onda lunga di traverso, scarrellava pericolosamente verso le rocce della costa. - Hanno avvertito che non farà la traversata per via del forte vento contrario. - spiegò - Raggiungerà l'isola principale e sbarcheranno lì i passeggeri in attesa che finisca questa specie di uragano.

- Non capisco il senso, - obiettò Cinzia - a quel punto poteva restare in porto e riportare tutti in albergo.

- L'albergo è occupato dai nuovi arrivi, - scosse il capo - e non c'è un'altra struttura ricettiva sull'isola.

- E quindi? Dove ci sistemeranno?

- Dal momento in cui non siamo saliti sulla nave, se ne sono lavati le mani. Dovremo arrangiarci con qualche privato. Ho chiesto ad un anziano del posto e mi ha indicato un affittacamere che sta ad un paio di chilometri, sull'altro versante dell'isola.

- Come diavolo ci arriviamo dall'altra parte dell'isola con questo tempo? Non possiamo neppure telefonare perché ci vengano a prendere!

- I telefoni son tutti fuori uso. Il fulmine ha colpito la cabina elettrica che sta sotto il ripetitore. Manca energia praticamente ovunque. Funziona solo la radio d'emergenze ed è con quella che ha chiamato il proprietario. Ci viene a prendere.

Un enorme tuono fece vibrare l'intera struttura. - Tra mezz'ora saremo morti, - commentò Cinzia - sotterrati sotto queste putrelle metalliche che ci cadranno in testa. Non possiamo convincere il direttore dell'hotel affinché ci liberi due stanze... anzi tre, visto che c'è anche Franciska? In fondo, con la nostra agenzia potremmo diventare degli ottimi clienti.

- Non ho firmato nessun contratto, - spiegò Paolo - e non sono stato molto tenero nei loro confronti.

- E cosa aspettavi a dirmelo? Perché non hai firmato?

- Speravo di spuntare un prezzo migliore ed ho finto di non essere più interessato all'affare! Pensavo che mi ricontattassero loro, ma non l'hanno fatto. Magari mi chiameranno più avanti.

- Maledizione, - sbuffò - anche se ho soltanto il 10% delle quote di questa stramaledetta agenzia, potevi almeno consultarmi.

Mentre discutevano animatamente, un paio di aitanti giovanotti comparvero nel salone, camminando velocemente nella loro direzione: - Siamo dell'Albatros, - esclamò uno dei due, con un gran sorriso sulle labbra - se siete ancora interessati a trovare un tetto per la notte, vi conviene muovervi, la strada che attraversa la collina si sta riempiendo di fango. Quanti siete?

- Noi tre, - rispose Cinzia, indicando anche la biondina, ancora incantata davanti alle vetrine - quante camere avete a disposizione?

- Quante ne bastano, - rispose il ragazzo - Io sono Nicholas e lui è Alexis... forza, su, sbrighiamoci, pensiamo noi ai bagagli.

Ci volle almeno mezz'ora per raggiungere quella strana casa isolata, posta a picco sul mare sull'altro lato dell'isola, mentre il cielo pareva accanirsi su quel piccolo lembo di terra, quasi volesse riconsegnarla al mare. L'Albatros sembrava più un casa di pescatori piuttosto che un albergo, ma nelle loro condizioni non potevano permettersi di rifiutare l'unico alloggio a disposizione. La sorpresa arrivò nel momento in cui si sarebbero assegnate le camere, soltanto due a dispetto di ciò che immaginavano. - La cucina e la sala sono in comune, - spiegò Nicholas - decidete voi come dividere le stanze. Per tutta risposta, Franciska indicò la più piccola, a destra del bagno.

- L'altra dunque è vostra! - esclamò Alexis, rivolgendosi ai restanti ospiti.

- C'è un problema, - obiettò Cinzia - noi non siamo una coppia. Sarebbe come se voi due doveste dormire insieme in un letto matrimoniale.

- Noi dormiamo insieme in un comodo e caldo lettone, - sorrise Nicholas - siamo una coppia.

Dopo qualche istante di imbarazzo, Paolo propose almeno di dividere fisicamente il letto.

- Non è possibile, - si sentì rispondere - non si tratta di due parti separate.

- Non ti resta che il divano! - sentenziò Cinzia - Scordati di dormire con me nella stessa camera, Marcello si incazzerebbe da morire!

- Chi è Marcello? - domandò Alexis, spalancando gli occhi.

Marcello è mio marito, mentre lui è il mio socio di maggioranza in affari. Gestiamo un'agenzia turistica e siamo venuti sull'isola per visionare l'hotel e cercare di stipulare un contratto a buon prezzo per la nostra clientela.

- Dovete decidere voi, - sorrise - purtroppo non ci sono altre camere.

- Abbiamo già deciso, - ribadì con decisione - lui dormirà sul divano!

Quando tutti se ne furono andati, Paolo la tirò in disparte: - Sei una gran bella stronza, - le sussurrò a denti stretti - cos'hai paura, che ti violento nel sonno? Non lo farei nemmeno se fossi la più figa di questo mondo... le donne come te mi fanno solo incazzare.

- Il fatto che io abbia sposato Marcello, invece di te, non l'hai mai digerito vero? Soltanto dieci anni fa mi sbavavi dietro come un cane da tartufi!

- Allora eri giovane e piacente, - sfogò tutta la rabbia repressa - adesso sei una signora di mezza età, come tante altre. Tra i due hai scelto il più ordinario, il meno fantasioso... per timore di metterti in gioco.

- Tra i due ho scelto il più affidabile... il più dolce, il giusto padre per i miei figli. Tu avevi soltanto in mente di scopare la prima che ti capitava a tiro e ci sei quasi riuscito anche con me.

- Ti sarebbe piaciuto, - le rise in faccia - di certo avresti avuto una vita sessuale più appagante, invece ti sei fatta inghiottire dalla monotonia. Scommetto che fai sesso con gli occhi chiusi soltanto al sabato sera. Sono soltanto quelli i tuoi tre minuti di follia!

- Forse... ma sono ugualmente felice, soddisfatta di quello che mi ha dato la vita. Tu puoi dire altrettanto?

- Beh... io posso scoparmi chi voglio e, prima che ce ne andiamo da qui, mi fotterò per bene la bambolina che dorme nella stanza accanto. Sono pronto a scommetterci.

- Può anche essere che i due simpatici padroni di casa si alzino presto la mattina e, trovandoti addormentato sul divano...

- ...troverebbero pane per i loro denti, - affermò - tieniti a mente che sono un maschio ruspante e non una mezza checca come loro.

Fu allora che Alexis comparve sulla porta della cucina: - Non siamo mezze checche, - sorrise amabilmente - siamo soltanto due ragazzi che si amano. Capisco il tuo punto di vista, ma su quest'isola nessuno giudica gli altri per le loro preferenze sessuali.

- Perdonalo, - intervenne Cinzia, buttandola sullo scherzo - è incazzato con me perché, invece che lui, ho sposato suo fratello maggiore, e non riesce a darsi pace per questo affronto. L'avermi persa lo ha reso irascibile, maleducato e perennemente insoddisfatto.

- Eravate fidanzati? - domandò il ragazzo.
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