Stefano capì subito che quell'uomo non fosse un estraneo. Lo compresa dalla reazione di Federica che lo salutò freddamente ma, allo stesso tempo, tradì una forte emozione.
- Chi è? - le domandò qualche passo più avanti, voltandosi per inquadrarlo meglio.
- Vittorio... - bisbigliò, col timore di farsi sentire - ti avevo accennato di lui.
- Il tuo ex? - la incalzò.
- Proprio lui, - annuì, inforcando gli occhiali scuri - non mi aspettavo di trovarlo qui in vacanza.
Stefano si sedette al tavolino del bar, a ridosso della spiaggia: - Mettiamoci comodi, - sorrise - voglio vedere cosa fa.
- Che ti importa di lui?
- Rappresenta un pezzo della tua vita, - spiegò - una parte di cui mi hai sempre tenuto all'oscuro.
- Perché non c'è nulla di interessante da raccontare, - tagliò corto - non ho un buon ricordo di quel periodo della mia vita.
- E' un bell'uomo, - la sorprese - uno di quelli che piacciono istintivamente a voi donne, con qualche anno di troppo forse... ma un tipo decisamente affascinante.
Dopo qualche istante, Vittorio ripercorse il tragitto a ritroso, passò accanto al loro tavolino, abbozzò un sorriso e si diresse giù nel porticciolo, raggiungendo una barca attraccata al molo.
- E' la sua? - domandò Stefano.
Federica annuì.
- Sei stata su quella barca?
- Cos'è, un interrogatorio? Si può sapere cosa ti è preso?
- Sono solo curioso, - ammise - non mi aspettavo che il tuo ex fosse un uomo così...
- ...così come? - lo interruppe bruscamente - E' un uomo come tanti!
- Innanzi tutto non è un uomo come tanti. Se solo fossi un po' obiettiva ammetteresti che è decisamente particolare. Sarà per il suo aspetto di uomo vissuto, o per i suoi modi decisi, da come lo guardano tutti non passa certo inosservato.
- OK... qual è il problema?
- Il problema è che mi hai sempre parlato del tuo ex in modo molto superficiale, come se avesse avuto un ruolo secondario nella tua vita. Beh... mi dispiace, ma quello non è il tipo di uomo che non lascia traccia, e la tua espressione quando l'hai rivisto è la riprova che lo temi.
Federica si chiuse in un lungo silenzio, poi trovò la forza di rispondere: - Non è qui per caso! - ammise - Se si è fatto vivo dopo tre anni, è perché vuole rovinare di nuovo la mia vita.
- E come poteva sapere che eravamo qui all'isola del Giglio?
- In qualche modo lo avrà scoperto, Vittorio non lascia mai nulla al caso.
Stefano ebbe un sussulto: - Cosa vuole ancora da te?
Lei abbozzò un sorriso nervoso, ma la sua espressione si tramutò immediatamente in un gesto di disappunto. - Quando ci siamo lasciati, - raccontò - mi disse che nessuno mi avrebbe mai portata via veramente da lui e, probabilmente, è tornato per ricordarmelo.
- Ma cosa può fare? - sbottò Stefano - Venire qui, trascinarti sulla sua barca e rapirti? Su forza... non diciamo cazzate!
- Ci sono cose di me che tu non puoi sapere.
- Hai ammazzato qualcuno? Sei ricercata dalla Polizia?
- No... - rispose Federica.
- E allora che vada a fanculo lui e la sua barca!
- Non ti importa nulla del tempo che sono stata con lui?
- Fa parte del passato, - la tranquillizzò - adesso sei mia e di nessun altro. Non riuscirà a rovinarci le vacanze.
Il resto della giornata passò tra mare e spiaggia, tra corse e risa, come se nulla potesse davvero intaccare la loro felicità. Quella stessa sera però, al ristorante, Vittorio si presentò inaspettatamente al loro tavolo e, senza essere invitato, si sedette con aria indisponente: - Non mi presenti il tuo fidanzato? - esordì.
Fatte le dovute presentazioni, Stefano lo affrontò in modo educato ma diretto: - Grazie di averci fatto visita, - gli disse - ma adesso preferiremmo restare da soli. Dobbiamo festeggiare.
L'uomo si alzò lentamente, sorpreso da tanta sicurezza. - Evidentemente non sa nulla di noi vero? - si rivolse a Federica.
Lei non rispose.
- E allora ti conviene informarlo, - continuò, allontanandosi con passo ciondolante - o dovrò pensarci io!
Appena restarono di nuovo soli, Stefano la fissò dritta negli occhi: - Cosa mi stai nascondendo? A cosa si riferisce?
- Alla nostra vita sessuale, - sbottò, quasi volesse liberarsi da un peso - e a tutte le cazzate che abbiamo fatto quando eravamo insieme.
- Non le voglio sapere!
- Lo hai sentito... se non te le racconto io, troverà il modo di farlo lui... e lo farà nel modo peggiore. Preferisco che tu conosca la verità così da decidere cosa vuoi fare della nostra vita. Sono stanca di fuggire!
Quella sera, dopo cena, non passeggiarono come sempre, mano nella mano. Si rinchiusero in camera al buio, stesi vicini nel letto, e Federica cominciò a parlare sottovoce:- Quando lo conobbi, capii subito dove mi avrebbe trascinata. Era indisponente, sicuro di sé, non accettava che venisse messa in dubbio la sua autorità ma, nonostante tutto, mi piaceva da impazzire. Adoravo quel suo modo di pretendere da me ogni cosa, la dava per scontata, come se sapesse quanto potere aveva sulla mia mente. Fu subito chiaro che sarebbe stata una relazione di tipo prettamente sessuale... ma in quel momento della mia vita mi stava bene così.
- Quindi, giusto per non girare attorno al problema, hai il terrore che mi venga a raccontare come scopavate? E' così diverso da come lo fai con me?
- E' diverso, - ammise, abbassando il tono della voce - con te faccio l'amore.
- E con lui? - la interrogò - Con lui come scopavi?
Federica non rispose.
- Se dobbiamo chiarire questa situazione in modo da non doverci più tornare sopra, bisogna che tu mi dica tutto, - l'affrontò - così che Vittorio non abbia più alcuna arma da poter usare per dividerci.
- Non so da dove cominciare.
- Parti dall'inizio, dal primo incontro... quando l'hai conosciuto.
- Ero a Nizza con Betty e passeggiavamo lungo il porto. Vittorio ci vide e ci invitò sulla barca. Declinammo l'invito ma lui ci rincorse con due rose in mano e, per farla breve, ci convinse ad accettare un aperitivo. Era brillante, simpatico, ricco, e in un certo senso rappresentava tutto quello che avevamo sempre sognato. All'aperitivo seguì la cena, noi tre e nessun altro, tranne il personale di servizio che verso le dieci fu spedito a terra in libera uscita. Quando fu l'ora di tornare in albergo, prese dalla cambusa una bottiglia di champagne e ci propose di fermarci per la notte. Seppur con eleganza e discrezione, fu molto diretto e non lasciò molti dubbi su cosa avesse in mente.
- Vi disse chiaramente che voleva fare sesso?
- Non fu così esplicito, anche perché eravamo in due e questo ci concedeva una certa sicurezza. Ci lasciò sole per qualche minuto, probabilmente lo fece apposta affinché potessimo decidere il da farsi. Betty aveva già preso la decisione di restare anche nel caso in cui me ne fossi andata. Era chiaro che quell'uomo le avesse fatto perdere la testa e l'idea di una notte di sesso con lui non le dava pace. Io invece ero indispettita dalla sua presenza, non perché avessi desideri differenti, ma perché ne soffrivo il giudizio. Stupidamente mi chiedevo chi avesse scelto tra noi due e quella specie di gara mi incuriosiva parecchio. Lei aveva un fisico più prorompente del mio, grandi tette e nessun tabù con cui confrontarsi. Conoscevo i dettagli della sua vita sessuale e non mi sentivo in grado di gareggiare contro la sua ostentata femminilità. Al ritorno di Vittorio, non si fece scappare l'occasione. Si mostrò molto curiosa di vedere la zona notte della barca e sparirono di sotto, lasciandomi lì come una cretina. Dopo una decina di minuti, li sentivo scopare in modo animalesco. Percepivo i suoni, i rumori, le voci che venivano da sotto coperta in un susseguirsi di versi disumani. Preoccupata che Betty non corresse alcun pericolo, scesi la scaletta con attenzione e li sorpresi nella dinette. Lei era a carponi sul divanetto e Vittorio la scopava da dietro con veemenza.
- Così... senza preamboli?
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