Abel Wakaam
Rebel
1° Rebel, una moglie al di sopra di ogni sospetto
Quando Melissa rientrò a tarda ora, Michele era ancora in cucina, davanti ad alcune bottiglie vuote di birra. - Bentornata... - balbettò, chinando di lato la testa.

- Ti avevo avvertito che avrei fatto tardi, - gli rispose, sgranando i suoi grandi occhi color cioccolata - avresti dovuto andartene a letto invece di dar fondo alle riserve di birra della cantina.

- Non ti preoccupare, - abbozzò un sorriso - non ti ho aspettata per farti chissà quali menate... e non c'è neppure bisogno che ti inventi una qualsiasi scusa. So dove sei stata.

- Mi hai fatta seguire? - lo incalzò, cambiando immediatamente espressione.

- Non ce n'è stato bisogno, - mentì- mi è bastato verificare la posizione del tuo smartphone, utilizzando la procedura per recuperare un cellulare che si è perso. Ma si è trattato di una semplice conferma, ero già al corrente dei tuoi intrighi.

Melissa si tolse la giacca e si sedette davanti a lui: - Quindi cosa vuoi fare, vuoi chiedere il divorzio per colpa e cacciarmi di casa? Credi che io non possa cavarmela da sola senza essere mantenuta da te?

- Voglio solo capire il perché. - l'affrontò con estrema calma - comprendere come è cominciata questa storia e qual è stata la scintilla che ha scatenato il tuo continuo bisogno di trasgressione. Per il resto dovevo intuire che ad una bella donna come te non sarebbe bastato vivere nell'agiatezza che può offrire un marito attempato come lo sono io.

- La risposta è più semplice di quello che credi, - affermò - e probabilmente il mio aspetto angelico riesce a nascondere perfettamente la mia anima perversa.

- Sei sempre stata così?

- Lo sono diventata dopo aver superato una pubertà condizionata dalla paura del peccato e, appena ho superato il fatidico scoglio dei miei diciotto anni, sono letteralmente esplosa.

- Vorrei che mi raccontassi come sono andate le cose.

- Per avere ulteriori prove della mia colpevolezza e trascinarmi davanti ad un giudice per il divorzio?

- Non ho nessuna intenzione di chiedere il divorzio, - ammise Michele - la mia vita sarebbe vuota senza di te. Quello che ti chiedo è solo di darmi finalmente un figlio a cui lasciare il frutto del lavoro di una intera vita, niente altro. Per il resto... puoi continuare ad inseguire i fantasmi delle tue trasgressioni a patto che tu lo faccia alla luce del sole.

- Alla luce del sole?

- Senza nascondermi niente! Ora però raccontami...

- ...cosa vuoi che ti dica?

- Comincia dall'inizio, dal tuo ingresso nel mondo degli adulti.

Melissa si alzò lentamente e lo invitò a seguirla in salotto. Si mise comoda su divano e cominciò a fissare il soffitto.

- E' così complicato? - la incalzò.

- Ho festeggiato il mio compleanno ad Amsterdam. A quei tempi avevo aderito all'Erasmus e scoperto che i ragazzi non erano la rappresentazione del diavolo. Ero ospite della famiglia di Fieke e i nostri discorsi si erano fatti molto intimi. Lei mi raccontava le sue storie di sesso ed io fingevo di averne avute altrettante. Quella sera andammo a festeggiare con le amiche in un pub e, per la prima volta, presi una colossale sbronza. All'uscita ci fermarono due poliziotti e la faccenda si complicò non poco. Sapevano che alcune ragazze della compagnia avevano acquistato quelle che definirono "sostanze proibite" e minacciarono di trattenerci per accertamenti. Personalmente non avevo di che preoccuparmi, ma mi resi conto che la mia amica era molto tesa.

- Ma l'Olanda non è sempre stata molto permissiva con le droghe leggere?

- Credo che dipendesse dalla quantità e quel pub era nel mirino della Polizia perché il proprietario forniva illegalmente gli studenti senza porre alcuna restrizione. Questo purtroppo lo venni a sapere soltanto dopo. Fieke mi prese da parte e mi fece capire che c'era un modo per evitare ulteriori complicazioni. Per farla breve, sarebbe bastato accontentare i due poliziotti con quella che mi descrisse come un piccolo peccato di tipo sessuale. Me ne parlò con estrema leggerezza, come se fosse la cosa più normale di questo mondo, e mi resi conto di come le innocenti bugie sulle mie false esperienze sessuali mi avessero incastrata.

- Se eri davvero pulita... - obiettò Michele - perché avresti dovuto lasciarti coinvolgere in quel losco baratto?

- Perché avevo bevuto, - spiegò - e questo era un motivo sufficiente a mettermi nei guai. Non avevo nessuna intenzione di finire al posto di Polizia ed aspettare che i genitori di Fieke venissero a prenderci. Avrebbero messo al corrente la mia famiglia dell'accaduto e non era certo quello che volevo.

- Quindi hai pensato bene di risolvere la faccenda nel peggiore dei modi?

- In quel momento, - continuò Melissa - la vedevo come l'unica via di uscita, anche perché non si trattava di andarci a letto. Lei mi disse che sarebbe bastato accontentarli con la bocca.

- Lo avevi già fatto?

- Assolutamente no! Come ti ho detto prima, ero assolutamente a digiuno di ogni pratica sessuale, al punto che mi vergognavo persino a sfiorarmi da sola. In quel momento però, forse per le numerose birre in corpo oppure per la proposta così cruda e diretta, avvertii una forte eccitazione. Di colpo, è come se fosse svanito il mio senso di colpa e volessi liberarmi una volta per tutte da ogni condizionamento subito. Mentre pensavo a tutto questo, Fieke seguì il poliziotto più giovane in auto, ed io rimasi con l'altro che mi divorava con gli occhi. Mi disse che ero molto bella ed un sacco di altre stronzate che mi fecero sentire importante. Stupidamente gli sorrisi e questo lo autorizzò a dirmi ben altro. Mentre mi parlava, raccontandomi le sue più torbide fantasie, la mia eccitazione divenne insostenibile e probabilmente se ne accorse perché scese in particolari sempre più diretti. Quei quindici minuti di attesa furono i più lunghi della mia vita!

- Pensavo che questi accomodamenti fossero solo consuetudini del nostro amato Paese. Trovo assurdo che un poliziotto approfitti di due ragazzine...

- ...quando Fieke tornò, - continuò Melissa - lui le inquadrò il volto con la pila. Vidi perfettamente le tracce dello sperma sulla sua faccia. Mi si avvicinò e mi diede alcuni consigli all'orecchio: - Quando senti che sta per venire, - mi sussurrò - stringiglielo forte nel pugno e toglietelo dalla bocca. Poi chiudi le labbra e poggiatelo sul mento. Tieni la testa piegata in avanti o ti spruzzerà fin sui capelli. Non possiamo fare la doccia stasera e l'odore ti resterà addosso fino a domattina. Se mia madre lo riconoscesse, sarebbero guai.

- E non hai pensato di fuggire?

- Te l'ho detto, ero come in trance. Non ero combattuta sul da farsi, ma non sopportavo l'idea di essere imbrattata da quel liquido cremoso. Il Poliziotto mi fece cenno di seguirlo e, appena arrivammo in auto, si premurò di avvertirmi che non avremmo dovuto in nessun modo sporcare il sedile. Frugai nella borsa in cerca di un fazzolettino, ma subito mi ritrovai il suo grosso membro davanti agli occhi. Mi prese una mano e se la portò tra le gambe. Con l'altra mi fece pressione sulla nuca finché mi ritrovai a sfiorargli col naso il glande eretto. Ricordo perfettamente l'odore forte del sesso ed il suo invito a succhiarglielo. Lo feci da subito con ingordigia, come se la mia liberazione passasse da quel sordido gesto, e nella concitazione che ne seguì mi dovette fermare più volte perché avvertiva la stretta dei miei denti. Mi sembrava così strano avere tra le labbra quel pezzo di carne vivo e pulsante, che mi dimenticai dei consigli ricevuti. Quando avvertii il suo grugnire, era ormai troppo tardi. Provai ad alzare il capo ma lui sollevò ritmicamente il bacino, ficcandomelo ripetutamente in fondo alla gola. Poi, con un urlo soffocato, si liberò della pressione dello sperma che gli saliva dallo scroto e mi inondò il palato. Mi incitò a non sprecarne una sola goccia ed io, inconsapevolmente, obbedii.

- Quello che mi stai raccontando... è semplicemente assurdo e non capisco come tu possa aver accettato...

- ...spalancai le gambe, - non smise di raccontare - e per la prima volta provai a toccarmi con l'intenzione di darmi piacere. Lui se ne accorse, unì la sua mano alla mia e mi penetrò con le dita. Ero un lago caldo e pregno di voglia dove lo lascia sguazzare senza ritegno. L'orgasmo arrivò immediatamente e mi portò via la testa, lasciandomi in balia delle sue attenzioni. Mi disse che gli sarebbe piaciuto rivedermi ed io, stupidamente, risposi con un cenno di assenso. Fu lui a dirmi che potevo scendere dall'auto e tornare a casa, io ero come in coma, assorta in un turbinio di pensieri.

- Hai detto che la tua amica scelse il più giovane, - esclamò Michele - quanti anni quell'altro?

- Credo una cinquantina, - rispose - ma ne dimostrava di più. Era corpulento, coi capelli rasati, una faccia rotonda e le guance rosse. Ma nonostante questo, era il primo uomo con cui avevo fatto sesso nella mia vita. Lo so che adesso può sembrare una considerazione assurda, ma in quel momento era qualcosa di sconvolgente. Quando siamo tornate a casa, Fieke mi chiese come fosse andata ed io le spiegai che non ero riuscita a togliermelo dalla bocca in tempo. La sua espressione di disgusto mi trovò impreparata.

- Perché impreparata?

- Perché invece io mi ero sentita molto eccitata da quel sapore. Non è facile da spiegare ed infatti allora non riuscii a comprendere quello strano meccanismo che mi aveva letteralmente travolta. Ora, col senno del poi, posso dire che l'essere posseduta in quel modo mi aveva fatta sentire davvero sporca e quella sensazione mi è rimasta appiccicata addosso per sempre, condizionando la mia sessualità già di per sé contorta.

- Faccio fatica a comprendere cosa ci possa essere di così appagante in quello che potrebbe essere considerato una forma di stupro.
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