- Ora puoi dirmi come dovrò comportarmi quando arriverà? - domandò Margot, guardandosi ripetutamente nello specchio del bar. Damon le sorrise, si stiracchiò nel suo giubbetto color kaki e diede svogliatamente un'occhiata in giro. La libreria si stava animando dei soliti intellettuali che considerano la Feltrinelli il crocevia della cultura. Sono facili da riconoscere, si danno appuntamento per un caffè nello scantinato, vestiti in modo impersonale, e tengono sotto braccio un volume di Bukowski, poeta e romanziere underground, amante delle donne, dei cavalli e dell'alcool.
- Mi sto innervosendo... - continuò la donna, rigirando nervosamente il cucchiaino nella tazzina vuota - da un momento all'altro sarà qui e non mi hai ancora spiegato nulla!
- Quando arriverà, ti dirò cosa fare. - rispose Damon, giocando coi tasti del telefono cellulare.
- Non c'è campo, non può chiamarci.
- Lo so, - sorrise, passandosi velocemente la punta della lingua sul labbro superiore - è per questo che gli abbiamo dato l'appuntamento qui.
Margot si alzò in piedi, ispirando tutta l'aria che poteva nei polmoni, per poi trattenere il fiato. Infine lo lasciò fuoriuscire con uno sbuffo, prese la borsetta appoggiata sulla sedia e s'incamminò verso il bagno. - Torno subito, - spiegò, sistemandosi la gonna - in mia assenza non combinare guai.
- E tu... tu non toccarti. - la provocò, modulando il tono della voce affinché qualcuno dei presenti potesse ascoltarlo - Mi piace l'idea di saperti sull'orlo di una crisi di follia.
Nessuno somigliava in alcun modo all'immagine che possedevano del tanto atteso ospite. Era in ritardo oppure si era spacciato per una persona completamente diversa da com'era in realtà? La risposta arrivò dopo una decina di minuti con una seconda analisi dei presenti, effettuata dopo un reset totale delle informazioni ricevute. - E' lui! - affermò Damon, indicando con lo sguardo quella strana figura, intenta a rovistare nello scaffale dei fumetti.
- E' un ragazzo, - sussurrò Margot, tornando a sedersi al tavolino - cosa ti fa pensare che possa essere lui?
- Sta consultando un album di Eleuteri Serpieri... non uno qualsiasi, Druuna per la precisione.
- Quindi ci ha presi in giro, non è un professore di archeologia! Che facciamo?
Damon non mostrò alcun segno di nervosismo: - Ha semplicemente impersonato ciò che stavamo cercando, - spiegò - ma ora è all'impasse, sta cercando il modo per uscire allo scoperto e farsi perdonare d'averci ingannato.
La donna si alzò di scatto: - Andiamocene, - esclamò, scotendo il capo - non ho nessuna voglia di discutere con uno stupido ragazzino!
Percorse qualche metro in direzione dell'uscita, ma si accorse di non essere seguita e ritornò sui propri passi, trattenendo a stento la rabbia che aveva in corpo. - Cosa stiamo aspettando? - domandò con un filo di voce.
- Rimettiti a sedere... il gioco mi intriga.
Era lui, ormai non c'era alcun dubbio, si stava comportando esattamente come avrebbe dovuto fare il misterioso professor Axel, ma non trovava il modo per giustificare quel cambiamento repentino di involucro. Alla fine si decise prelevare dallo scaffale il libro scelto come identificativo e si sedette su uno dei divanetti di lettura.
- Lo vuoi ancora sapere come comportarti con lui? - domandò Damon, eccitato dal totale sconvolgimento del piano.
- Ma ti vuoi rendere conto che è un ragazzo, - gli rispose Margot - che ce ne facciamo di uno così?
- Non vuoi punirlo per la sua sfrontatezza? Non ti andrebbe di infliggergli una lezione?
Attese qualche istante prima di rispondere, ma appena lo sconosciuto provò ad fissarla con sfrontatezza... acconsentì.
- Allora vai a sederti accanto a lui, prendigli il libro dalle mani e sfoglialo finché troverai una figura altamente erotica. Con Serpieri non sarà difficile individuare una scena in cui siano presenti due maschi che si fottono l'eroica Druuna in modo osceno.
- Sembrerà un invito...
- Infatti lo è! - sentenziò Damon.
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