Abel Wakaam
Tribe
1° Tribe, tre enigmi per un solo mistero.
A volte penso che quel che ci accade nella vita sia una proiezione onirica dei nostri desideri, una forza dirompente che riesce a scalfire la realtà, trascinandoci in quella terra di mezzo in cui i folli dettano le regole della ragione... ed ai savi, altro non resta, che subirne il fascino perverso. Rebecca Holser rappresentava il loro punto di incontro e forse per questo fu invitata in quel summit senza precedenti, unica donna al cospetto di un manipolo di teste pensanti che si erano arenate sulla spiaggia scoscesa del più incredibile degli enigmi. George Hamilton la presentò agli altri scienziati elencando la serie infinita di scoperte che l'avevano portata in pochi anni a raggiungere i vertici della ricerca mondiale: - ...ciò che mi piace davvero di lei, - aggiunse - è la testardaggine con cui affronta un problema, sedendosi a turno nei quattro lati del tavolo di discussione.

Quarant'anni, una laurea in fisica ed un'altra, inaspettata, in filosofia. Niente marito, niente figli, niente vita privata... la sua esistenza sembrava un cucchiaio di miele spalmato sul pane, dolce da vedersi ma impossibile da separare. - Premetto di non avere la minima idea del motivo per cui mi trovo qui, - esordì, appoggiando la borsa sul tavolo di noce massiccio - ma temo che sia alquanto grave, considerato il cospicuo numero di liberatorie che mi sono state fatte firmare.

Fu Albert Senisky a prendere la parola, era il membro più anziano della comunità scientifica internazionale e provò a spiegarle il problema.

Rebecca lo lasciò parlare per una decina di inesorabili minuti, poi si alzò di scatto, nascondendo con difficoltà la propria intemperanza: - Non ho capito una sola parola, - esclamò, lasciando che la voce vibrasse insieme all'eco tra le pareti dell'enorme salone ovale - ho una riunione tra meno di tre ore ed almeno tre appuntamenti a cui non posso rinunciare... non c'è qualcuno così gentile da tralasciare il contorno ed arrivare dritto al cuore del problema?

- Il nostro esimio presidente ci sarebbe arrivato se lei avesse avuto la pazienza di non interromperlo, - le rispose George, indispettito dalla sua supponenza - non è una materia facile da trattare.

- Perfetto... allora partiamo dalla fine e teniamoci questo noioso inizio per quando avremo più tempo per discutere, cosa volete da me?

- Non mi piace questo suo modo di porsi, - continuò Senisky, picchiando entrambe le mani con forza sul tavolo, non sono disposto a tollerare questo tipo di atteggiamento in un momento così importante della nostra vita. Non credo sia stata una buona idea invitarla in questa sede...

Prima ancora che terminasse la frase, Rebecca aveva già ripreso la borsa e si stava incamminando verso l'uscita. George le lasciò percorrere i dieci passi che la separavano dalla pesante porta blindata, attese che, inutilmente, cercasse la maniglia e si preparò alla sua reazione. Quando, furiosa, si voltò verso i presenti con aria indispettita, le intimò di rimettersi a sedere e di ascoltare in silenzio ciò che aveva da dirle. - Non siamo all'università, - la redarguì - e nemmeno in una delle tante riunioni private a cui è abituata ad essere osannata... in questa sede nessuno può nemmeno pensare di prevalere sugli altri ed il fine ultimo è la sicurezza dei nostri rispettivi Paesi.

- Che significa questa frase? - reagì Rebecca, con fare sospettoso - Quando si parla di sicurezza entrano in gioco tutte le variabili che portano irrimediabilmente ad una guerra.

- Diglielo, - intervenne Ricardo Sanchez - se vogliamo il suo apporto dobbiamo giocare a carte scoperte!

- E' stata scoperta nel pacifico un'isola con una caratteristica unica nel suo genere. - affermò George, sperando di attirare l'attenzione della donna - Ci siamo arrivati per puro caso e subito abbiamo capito che qualcosa non torna nella sua morfologia.

- Non si tratta di un'isola vulcanica, - riprese la parola Senisky - non ci sono placche oceaniche o qualunque altra attività che lasci presagire la sua formazione vulcanica... eppure presenta un condotto lavico al suo interno di enormi proporzioni.

- Di che proporzioni e con quali particolarità? - domandò Rebecca, interrompendolo una seconda volta.

- E' una cavità del diametro di una trentina di metri, profonda a perdita d'occhio... perfettamente cilindrica, tanto da non poter essere catalogata tra i miracoli della natura.

- Quanto è profonda la vostra perdita d'occhio?

- In quel punto il fondale oceanico arriva a tremila metri... il condotto lavico scende più giù.

- Perché continuiamo a chiamarlo condotto lavico se siamo certi che non sia di origine vulcanica?

- Perché la logica non ci concede il lusso di una definizione più adatta, - rispose Senisky, allargando le braccia - ci suggerisca lei una denominazione appropriata per quella canna di fucile che sale dagli abissi come se fosse stata intagliata col laser!

- E' così geometricamente precisa? - insistette Rebecca?

- Esageratamente precisa nei suoi ingombri e senza alcuna porosità... - annuì lo scienziato - ma non perfettamente perpendicolare con l'asse terreste, il suo angolo è di circa 0,3 gradi.
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