Nessuno può affermare di conoscere i propri limiti se non dopo averli irrimediabilmente perduti, e non c'è una sola strada che conduce alla perdizione, ma una fitta ragnatela che si aggroviglia attorno ai nostri pensieri... trasformandoli in tentazioni. Sabrina era vissuta nell'agiatezza sin da quando era in fasce. La sua famiglia non le aveva mai nascosto quanto fosse allettante disporre di un patrimonio economico illimitato, arma tagliente da ostentare senza compromessi di fronte ai politici che battevano cassa promettendo in cambio favori e facilitazioni di ogni sorta.
Suo padre l'aveva sempre preferita a Guglielmo, il fratello maggiore, poco incline agli affari e più propenso a passare il resto della vita gongolandosi tra una festa e un viaggio, nella speranza che qualcuno si occupasse di mantenerlo nei suoi innumerevoli vizi.
Lei invece sarebbe diventata una perfetta manager di successo... o forse lo era già prima ancora che la sorte cambiasse i suoi progetti. E così non poté sottrarsi agli ordini del casato, andando in sposa a quel nobile dall'aria triste che da lì a poco sarebbe diventato una figura di primo piano nell'intricato panorama internazionale.
"La moglie dell'Ambasciatore", un soprannome che a Sabrina non era mai piaciuto, eppure da tutti era considerata la vera protagonista degli intrighi politici che si accavallavano in quel preciso periodo storico, e lei non fece mai nulla per smentirlo.
- Ho sposato un cavaliere senza cavallo, - soleva ripetere - un uomo che a parole conquisterebbe il mondo, ma che in pratica non muove un passo per timore di perdere la battaglia.
- La politica è come il fodero di una spada, - rispondeva lui con la solita pacatezza - serve ad evitare che si mostri la lama e vale più di ogni guerra!
Fu per la sua immane capacità di mediazione che lo inviarono a Mosca nel bel mezzo della crisi, e lì assunse l'incarico a tempo indeterminato, richiamando al suo fianco la giovane sposa. Sabrina lottò contro tutti e tutto pur di non partire, ma alla fine dovette piegarsi alla ragion di stato, accettando di lasciare i salotti lussuosi della Roma bene per un gelido palazzo accanto alla Piazza Rossa.
Suo padre l'aveva istruita a dovere: - Qualunque cosa accada, prima vengono gli interessi della nostra famiglia e poi quelli della nazione. Ti abbiamo fatto sposare Virgilio proprio perché eravamo certi che sarebbe finito dov'è adesso... dunque datti da fare, ed ora che siamo nella sala dei bottoni, affrettiamoci a pigiare quelli giusti!
Due pesi e due misure, denaro e politica a confronto, ma all'aeroporto c'era anche l'altra faccia della sua famiglia, rappresentata dal redivivo Guglielmo che l'avrebbe accompagnata in Russia.
Non era certo il suo compagno di viaggio preferito, ogni volta che si incontravano al pranzo di Natale finivano sempre per discutere, ma in quell'occasione non c'era modo di accapigliarsi come avrebbero voluto, costretti in un rituale che ogni anno si ripeteva in fotocopia.
- Il caro patriarca mi ha bloccato il conto, - esordì, stringendola in un imbarazzante abbraccio col suo solito fare impertinente - e di questo devo ringraziare la mia adorata sorellina e quel coglione di suo marito. Se non fosse per voi, ora sarei su una spiaggia delle Antille!
- Di te avrei fatto volentieri a meno, - reagì Sabrina, cercando di liberarsi della stretta - ma godo al pensiero che anche tu sia condannato al gelo di Russia, sai come si dice... male comune mezzo gaudio.
- Sapessi come mi piace sentirti pronunciare questa parola, mi sono sempre chiesto se anche una come te riesce a godere. Non riesco ad immaginarti tra le gambe del prode Virgilio mentre sbraiti dal piacere, chissà quante voglie represse ti saranno rimaste appiccicate addosso!
Soliti discorsi, solite provocazioni... Guglielmo non parlava d'altro che di sesso, ed i suoi abbracci fraterni scadevano sempre in qualche eccesso di troppo, quasi volesse condire ancora più di piccante i suoi apprezzamenti verbali. - Sei sempre una gran figa sorellina, - ridacchiava, palpandole il sedere mentre prendeva posto sull'aereo - beato chi ti può scopare alla faccia di quel cornuto di sua maestà l'ambasciatore. Sabrina non gli rispondeva neppure e lo trattava a sua volta come un disco rotto che ripete in continuazione la solita strofa. Si limitava a reagire con superiorità, contrastando il suo incalzare con un brusco strattone per fermare sul nascere ogni provocazione, ma lì, seduti fianco a fianco in quel volo sull'Europa imbiancata di neve, pareva non avere scampo.
- Raccontami la cosa più porca che hai fatto col prode Virgilio, - continuava a ripeterle - ed io poi ti giuro che ti lascerò in pace per tutto il tempo che staremo a Mosca!
- Come devo spiegarti che il sesso per noi ha un valore molto diverso da quello che vuoi dargli tu. Non siamo dei pervertiti bavosi che passano tutta la loro esistenza alla ricerca di una nuova perversione, siamo esseri umani normali e ci accontentiamo di fare del sesso senza farcirlo di strane fobie.
- Un conto è accontentarsi, un altro è dar sfogo ai propri istinti primordiali, - insistette Guglielmo - e prima o poi arriverà il momento in cui pretenderai molto di più di quello che il tuo caro maritino potrà darti... ed allora verrai da me in cerca di un buon consiglio.
- E tu naturalmente mi prospetterai tutte le situazioni coinvolgenti che hai vissuto nei bassifondi del terzo mondo! Svegliati ragazzo mio, nel nostro ambiente certe cose non funzionano.
- Scommettiamo?
- Scommettiamo cosa?
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