Sofia si guardava intorno con stupore. Il lungo viale che portava al maniero era ammantato dei colori caldi dell'autunno, il rosso ed il viola dei liquidambar in contrasto col giallo vivo degli aceri di monte, disposti in una lunga fila ordinata attorno alla collina.
Si voltò soltanto una volta per scrutare l'orizzonte nebbioso della campagna circostante. Sollevò il collo del cappotto nero, strinse le spalle per contrastare quel brivido invadente che ti coglie quando sei solo e continuò a camminare sul ghiaietto bagnato che scricchiolava sotto le suole degli stivali. - E' un lavoro come un altro... - continuava a ripetere, ma forse era l'unico che le avrebbe permesso di richiudere il coperchio sulla sua vita passata.
Trentacinque anni sono pochi... oppure tanti per rinascere, dipende da quante ferite si portano nell'anima, o da quanti graffi si nascondono nel cuore.
La Fondazione Aries era stata l'unica a rispondere al suo annuncio, eppure rappresentava la soluzione migliore che le potesse capitare. - Finalmente un colpo di fortuna... - pensò, guardando da lontano l'alloggio del custode, nascosto tra i vigorosi tralci della vite canadese che lo stringevano in un irruente abbraccio. Si... era proprio un colpo di fortuna l'aver trovato un tetto sotto cui vivere e allo stesso tempo un lavoro.
C'era soltanto un fattorino della Fondazione ad attenderla, intorpidito nel suo triste abito grigio d'ordinanza. Le consegnò le chiavi ed il plico con le regole di custodia. Sofia abbozzò un sorriso, alzò gli occhi al cielo e percorse gli ultimi passi verso la pesante porta di noce che la separava dal mondo nuovo in cui era arrivata.
Oltre l'uscio c'era un solo filo di luce, ma pur in quel rincorrersi di ombre tutto le apparve di un ordine irreale. - ...è come se non vi fosse mai stato nessuno, - sospirò. Ogni cosa era al suo posto, o meglio, ogni posto era occupato da qualcosa che pareva fatto per star lì in quell'angolo, in quella nicchia, sopra la mensola... perfetto incastro tra il vuoto e la dimensione che l'occupava.
Sopra al camino la tela di un quadro strappato riportava una strana dicitura: "Quando gli parve poi, volse il destriero, che chiuse i vanni e venne a terra a piombo, come casca dal ciel falcon maniero che levar veggia l'anitra o il colombo. Con la lancia arrestata il cavalliero l'aria fendendo vien d'orribil rombo. Gradasso a pena del calar s'avede, che se lo sente addosso e che lo fiede".
Che significato poteva mai avere una semplice strofa tratta da l'Orlando Furioso? E chi era stato il precedente Custode del Maniero oltre ad essere un così fine amante dell'Ariosto? Sofia afferrò con forza la cornice ma non riuscì a smuoverla. - E' scolpita nel legno del camino, - obiettò - altrimenti l'avrebbero rimossa.
Si appassionò subito al mistero e continuò l'esplorazione dell'alloggio cercando un legame con quella prima curiosa scoperta. Una cucina, una stanza, un guardaroba ed una luminosa veranda che serviva da ufficio aperto al pubblico da metà marzo al primo di ottobre. Il bagno era stato ricavato interrompendo con una porta lo stretto corridoio che attraversava per il lungo la casa. Nessun altro indizio sul suo misterioso predecessore.
- ...come casca dal ciel falcon maniero che levar veggia l'anitra o il colombo. - recitò, affrettandosi a tradurre il testo - Come si tuffa dal cielo il falco ammaestrato che vede levarsi l'anitra o il colombo. Fu l'analogia del luogo con l'aggettivo "maniero", cioè "addomesticato" ad incuriosirla. Diede una rapida occhiata al plico consegnatole dal fattorino, ma vi trovò soltanto le istruzioni tecniche che avrebbe dovuto scrupolosamente seguire per custodire quella specie di tetro castello che troneggiava fuori dalle finestre appannate.
Il fuoco bruciava lento, pigro, sommesso. La brace respirava appena nella sua anima calda e dormiente. Sofia prese un tronco dalla legnaia e lo gettò tra le fiamme. - Ho voglia di te...- si lasciò sfuggire - ho voglia di sentirti tra le mie gambe.
Scappare non è mai facile, e ancora più ardua è la fuga da tutto ciò che si ama o si odia. L'impossibile è nascondersi a sé stessi. In pochi giorni Sofia aveva perso l'amore di tutta una vita e l'amante di una sola notte, senza rendersi conto di chi o cosa aveva davvero provocato il crollo del suo castello di carte.
L'ondata della fiamma nuova le travolse i sensi, sollevò la lunga gonna e si accovacciò davanti al camino. Chiuse gli occhi lasciandosi andare a quella carezza calda... e subito si rivide, sopra di lui, a cosce spalancate.
A volte è la noia a spingerci oltre il lecito, a volte è la passione... il rischio, la paura, o il più torbido dei desideri. Sofia aveva mischiato le carte prendendone una a caso nel mezzo, ed aveva pescato la peggiore. - Ho voglia di te, - tornò a ripetere - non mi basta averti nella testa, ti voglio dentro il mio sesso e nel profondo delle viscere.
Le sarebbero bastati due passi per contattarlo, il primo verso il computer dov'era allocato il sito WEB del Maniero, ed il secondo dentro la propria coscienza per decidere da quale inferno lasciarsi inghiottire. Invece scostò il lembo umido dello slip e lasciò che fosse il fuoco a scaldarle il sangue nelle vene.
Fu nell'intingere i polpastrelli nel sesso fradicio che capì di non poter fare a meno di Matias, allungò l'altra mano verso il cellulare, premette il tasto di accensione e, accarezzandosi, attese il rincorrersi dei messaggi in attesa. Niente... nulla di nulla, nulla di suo, niente che valesse la pena di leggere o che servisse da appiglio per dare un senso all'orgasmo imminente.
Lo decise in una frazione di secondo, la stessa che la separava dall'oblio, scorse la memoria del cellulare usando l'unghia appuntita del pollice, si arrestò sul suo nome e poi premette invio. - Rispondi maledizione... - grugnì, cercando di mantenersi in quell'equilibrio instabile che doma a stento i languori più atroci - rispondi... prima che sia troppo tardi, prima che io cambi idea!
Fu la voce registrata a trascinarla giù nell'abisso tortuoso del piacere e solo quando il corpo si rotolò lungo la scarpata irta di spine riuscì a distinguere il suo respiro. - Dove sei? - domandò Matias.
- Troppo lontana per essere salvata... - replicò d'istinto, chiudendo la comunicazione.
Ora Sofia sapeva che il legame non era interrotto. Lasciò spegnere gli ultimi spasmi dell'orgasmo e cercò di analizzare a mente fredda i propri desideri. - Due ore con te mi hanno cambiato la vita, - sospirò - non so se ti rivedrei di nuovo!
Non riusciva a credere d'averlo incontrato in quel parcheggio, di averlo abbracciato, di averlo baciato così impunemente, senza riflettere, senza valutare il pericolo che scatenava l'adrenalina addosso come se fosse un incendio senza eguali. E poi l'averlo seguito in quella stanza d'hotel, l'essersi concessa alle sue mani curiose, ansiose di perlustrare la carne empia di umori, fradicia di voglie inconfessabili.
No, non le era bastato, questo è certo, e nemmeno lo aveva perdonato per quello scherzo assurdo, incomprensibile quanto subdolo e bastardo. - Perché mi hai infilato quel profilattico annodato nella borsetta? - sbottò - Per rovinare la mia vita e avermi tutta per te?
Fissò il cellulare spento tra le mani, era sicura che lui avrebbe cercato di ricontattarla, poi spostò lo sguardo alla tastiera del computer e si morse le labbra. - E' uno stramaledetto informatico, - si trattenne dalla voglia di scrivergli una e-mail - se lo contatto tramite WEB riuscirà ad identificare il mio nodo di accesso!
La notte non le portò alcun consiglio, i proverbi funzionano solamente quando il fato è propizio e mai nelle crisi più profonde. Scorse il plico con le istruzioni del Maniero e cercò di prendere possesso della sua nuova casa. Per tutto l'inverno non si sarebbe potuta muovere da lì, ogni contatto con la Fondazione avveniva tramite Internet e persino la lista della spesa andava inviata a loro.
Come sarebbe accaduto tutti i giorni, alle nove e trenta, arrivò il fattorino con la piccola fuoristrada gialla e scaricò la cassa su rotelle con tutto il necessario per la permanenza di Sofia. - In caso di maltempo, - la avvertì - è impossibile raggiungere il Maniero anche per diversi giorni, le consiglio di fare scorta di tutto ciò che le è indispensabile prima che nevichi.
- Siamo ancora in autunno, - obiettò - e non mi sembra di essere arrivata al Polo Nord!
- E' una valle chiusa, il sole sparisce per diversi mesi e spesso la brina ricopre l'unica strada che porta in paese anche prima dell'inverno. Se gela, non sarà facile per me venire fin quassù.
- Chi era il proprietario di questo Maniero, - si lasciò sfuggire la battuta - un amante della lunga notte siberiana?
- L'ultima proprietaria è stata una donna, Geraldine Pussier... ci visse fino alla fine degli anni ottanta, era conosciuta per le sue liriche spregiudicate. Si racconta che avesse avuto più di cento uomini e passava tutti gli inverni qui.
|