Abel Wakaam
Legality
1° Legality, le perversioni di una Star della musica.
L'aula del tribunale era una bolgia di fotografi e giornalisti pronti a vendersi l'anima pur di barattarla con un'anteprima. Ancora non si era aperta la prima udienza del processo, e per tutti la sentenza era già scritta: Nora Kols aveva cercato di uccidere uno degli altri musicisti della band, le prove a suo carico erano ineccepibili e per questo ci si aspettava la condanna che avrebbe sciolto per sempre uno dei gruppi emergenti del panorama musicale internazionale. Non seppi mai il vero motivo per cui mi volle come avvocato. Qualcuno disse che solo un Italiano avrebbe potuto capire veramente il suo dramma, ma personalmente sapevo poco di lei e delle sue origini siciliane, anche se quella botta di improvvisa popolarità mi indusse a lasciar credere di conoscere a fondo il dolore di una ragazza del profondo sud, emigrata in America da bambina, e che ora aveva raggiunto la testa delle classifiche di vendita di mezzo mondo.

Il fatto era accaduto in una lussuosa stanza dell'Excelsior Grand Hotel di Catania, una coltellata al petto come nel più classico film d'amore e tradimento, e lei... la cantante più in voga del momento che, dopo il fatto, cercò di buttarsi dalla finestra del sesto piano, salvata all'ultimo istante dal muscoloso batterista che riuscì ad afferrarla per una caviglia.

Barry invece, con la camicia di seta bianca inzuppata di sangue, pensò bene di scendere nel salone gremito per la cena e di stramazzare sul tavolo degli antipasti, trascinando con sé qualunque cosa ebbe la sfortuna di trovarsi sulla sua folle corsa. Era l'altro vocalista del gruppo, nonché chitarrista di gran fama nei lontani anni settanta, ed ora approdato con Jimmy Taller e Calvin Roller in questo quartetto dal sound dissacrante che tanto piaceva ai giovani.

La prima stella però era senza dubbi Nora. Voce dolce e suadente in contrasto con quella calda e profonda degli altri, portatori dei suoni e del dolore di un altro sud, quello nero americano del getto e della sopravvivenza di ogni giorno, vissuta con la rabbia dell'emarginazione.

Mi riempiva di orgoglio vederla seduta lì, al mio fianco, sotto i flash impertinenti della stampa che gridava il suo nome per farla voltare nella giusta direzione. - Falli mandare via o mi alzo e me ne vado, - mi disse, avvicinando le labbra carnose al mio orecchio - non sopporto di essere trattata come un animale da circo.

Restai imbambolato ad annusare il suo profumo e prima ancora che potessi intervenire, l'anziano giudice dott. Francesco Onorato diede ordine di far sgombrare l'aula: - ...perché di questo casino ne ho già fin sopra i capelli!

Ecco, nel silenzio che ne seguì ebbi modo di scrutarla con attenzione, ed il primo pensiero che mi venne in mente fu quello più stupido che potevo rimuginare. Era bionda naturale, bionda per davvero e non tinta come aveva scritto qualche spocchioso settimanale femminile in cui si riportava persino la confessione della sua fidata parrucchiera.

- Una siciliana bionda, - gli sussurrai - siamo proprio sicuri che le tue origini risalgono proprio a Catania?

- Sono nata in un paesino della provincia da genitori del posto, - sorrise - ma ti posso garantire che solo i capelli e le sopracciglia sono chiari... il resto è nero come la mia anima.

Deglutii con un certo imbarazzo ed in qualche modo provai a cambiare discorso, ma Nora si accorse della mia titubanza e mi provocò andando oltre: - Tra le cosce sono siciliana a tutti gli effetti, - continuò, arricciando le labbra rosse come il fuoco - fai in modo che questa cosa si sappia.

Incantevole, sexy, perfida e travolgente come l'avevano dipinta i tabloid d'oltre oceano, una cattiva ragazza dall'aria angelica che non perdeva occasione per stupire.

L'avvocato Miller della controparte si trovò subito in difficoltà con la lingua ed in meno di un'ora si arrivò alla sospensione del processo, dopo aver ottenuto che l'imputata restasse agli arresti domiciliari nella villa di suo zio Michele. Ebbi il mio momento di gloria uscendo con lei sotto braccio tra le grida dei fans e dei fotografi ammassati davanti al palazzo di giustizia, mi chiese di accompagnarla sino all'auto e poi sparì dispensandomi un'ultima raccomandazione. - Ci vediamo domani dopo pranzo alla villa! - esclamò, badando bene che tutti la potessero sentire, ed in cuor mio non aspettavo altro che quell'invito per poterle stare vicino in tutta tranquillità

Mi incuriosiva ed in qualche modo mi faceva sentire importante. Ero consapevole che l'intera vicenda avrebbe preso una piega tutt'altro che semplice, ma non ero disposto a mandare in fumo l'occasione della mia vita, l'unica che avrebbe potuto farmi conoscere a livello internazionale.

Quella sera conobbi il suo avvocato americano, giunto appositamente da Los Angeles per difenderla, ma messo in secondo piano dalla scelta della burrascosa cantante che aveva preferito puntare su di me. Non che fossi famoso, ma lo studio milanese per cui lavoravo aveva già affrontato dibattimenti con personaggi del mondo dello spettacolo e la mia faccia da avvocato maledetto ben si adattava al ruolo che mi si richiedeva.
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