Narra un'antica leggenda araba che un tempo il mondo era coperto di giardini lussureggianti, palmeti ombrosi e ruscelli d'acqua fresca. Un paradiso in terra che non era destinato a durare. Gli uomini, infatti, cominciarono a litigare e a ingannarsi l'un l'altro. Per punirli, Allah prese a gettare un granello di sabbia per ogni menzogna pronunciata. Fu così che si formò il deserto del Sahara. Un solo luogo rimase verde e fiorito come un tempo e quel luogo è Marrakech. E' lì che venne fondata la città che porta lo stesso nome, la più famosa del Marocco, conosciuta anche coma "porta del deserto" o "Venezia delle sabbie". Il suo colore predominante è il "rosa rosso" della pietra usata per le costruzioni, che si accende all'ora del tramonto creando sfumature delicatissime e indimenticabili. Grazie alla sua posizione invidiabile, non troppo distante dalle brezze dell'Atlantico, e vicina al deserto quel tanto che basta da renderla punto d'arrivo delle carovane che trasportavano le merci, Marrakech è stata da sempre il cuore pulsante del Marocco. L'abbondanza d'acqua che deriva dalla presenza di fiumi e torrenti che scendono dall'Atlante ha permesso lo sviluppo di giardini e palmeti in una estensione che non ha uguali. Divisa in due parti, la Medina con i souk e i palazzi dei sultani, e il Gueliz, la città nuova costruita dai Francesi, il suo cuore è la piazza Jemaa el Fna, ammantata da un'atmosfera particolare che la rende unica.
Hassan arrivò di primo mattino, spingendo il suo carretto di spezie. Dietro di lui camminava Karima, la giovane aiutante da cui non si separava un solo istante, stretta nella veste azzurra che il vento plasmava sulle linee tonde e sensuali del suo corpo.
Amina abbozzò un cenno di saluto e l'uomo le si avvicinò col sorriso sulle labbra: - Sia ringraziato Allah per averti riportato a casa, - disse - sono passati molti anni da quando i tuoi piccoli piedi scalzi hanno calpestato la terra dei nostri avi... ho visto molte volte il tuo volto sui giornali francesi... ne hai fatta di strada!
- Sono dieci anni che manco dal Marocco, - rispose, cercando tra le sue profonde rughe una similitudine col volto del padre - e speravo di tornare in tempo per l'ultimo saluto.
- Siamo tutti nelle mani di Allah... quando ci chiama dobbiamo chinare il capo ed obbedire.
Hassan era il più giovane dei quattro fratelli ed anche l'ultimo sopravvissuto. Cinquant'anni passati senza mai metter piede fuori dal proprio paese, era ormai l'unico parente in vita di Amina. Non si era mai sposato, si diceva che fosse un figlio del vento e che avesse poteri mistici, ricevuti durante un suo misterioso viaggio nel Sahara. - Karima ti accompagnerà subito a casa, - esclamò - sarai mia ospite fin quando ti tratterrai in Marocco.
A nulla valse ogni tentativo di fargli cambiare idea, e nemmeno servì l'aver già prenotato l'albergo, Amina dovette rassegnarsi ad alloggiare nella vecchia casa dello zio, ben sapendo che non avrebbe trovato il lusso e le comodità a cui era abituata a Parigi. Era partita da Marrakech che era ancora una bambina, con la speranza di trovare lavoro al servizio di qualche danarosa famiglia francese, non avrebbe mai immaginato di ritornare nella sua città natale con addosso un abito griffato, acquistato nella più lussuosa boutique della capitale.
Per tutti ora era Sharin, elegante modella dai tratti arabeggianti, giunta nell'Olimpo della moda per una casualità che aveva cambiato all'improvviso la sua vita. Scrissero i giornali che si era trattato di un incontro fortunato, lei... umile berbera marocchina scoperta da Gilles Feullion, famoso stilista d'alto borgo che la lanciò sulle passerelle di mezzo mondo. Era un omosessuale dichiarato, e per questo lei sottovalutò il reale pericolo di affidarsi completamente nelle sue mani, o forse finse soltanto di non accorgersene, abbagliata da tanto splendore.
Aveva convissuto con lui per tutto il lungo soggiorno parigino. Venivano definiti una coppia atipica, erano così diversi tra loro, ma finirono per vivere in simbiosi, costretti a reggersi l'un l'altra su quell'equilibrio incerto che regola le norme del successo. La bellezza e la diversità... lei aveva un corpo da adolescente, capelli a caschetto in quella tipica pettinatura francese che concedeva al suo volto un alone di culture diverse, gli occhi scuri, le sopracciglia ben marcate ed i capelli trattati all'henné.
Gilles invece era massiccio, un omone di quasi cento chili che amava vestirsi in modo appariscente. Inguaribile adulatore e perfida canaglia, pronto a vendersi per un bacio di un maschietto dall'aria aggraziata, dedito al gioco, al vizio e al tradimento. Amava circondarsi di belle donne e non perdeva l'occasione di farsi sorprendere con una di loro nella penombra di qualche locale trasgressivo: - ...in fondo sono un'inguaribile lesbica! - soleva ripetere, ma sembrava più che altro un'occasione ulteriore per far parlare di sé.
|