Città di Moka - Yemen
Il vento caldo che soffiava da est gonfiò la tenda color fuxia, fissata in modo approssimativo sulla finestra della stanza. Doveva servire a proteggere la camera da letto dagli sguardi indiscreti, ma una folata più forte delle altre la strappò irrimediabilmente dai suoi appigli approssimativi.
- Non sopporto l'invadenza di questi uomini, - sospirò Tracy, verificando l'andirivieni sul terrazzo di fronte - sembra che non abbiano mai visto una donna!
- E' la nostra proclamata libertà di costumi a renderci così interessanti, - le rispose Eleanor, stiracchiandosi tra le lenzuola - per loro la donna occidentale è depositaria di tutti i peccati.
- Ieri sera in città ho avuto momenti di terrore nonostante la presenza della nostra guida.
- Io invece questa notte ho fatto uno strano sogno, - sorrise, raccogliendo i capelli su di un lato - proprio legato alla ressa di quegli stretti vicoli della città vecchia. Non ricordo bene i dettagli, ma nella confusione percepivo mille mani che mi sfioravano sempre con maggior insistenza... fino a violare la mia intimità.
- Tu hai bisogno di un uomo, - la prese in giro Tracy - stai buttando via gli anni migliori della tua vita e della tua sessualità. L'università non riuscirà mai a renderteli indietro.... sono proprio persi per sempre!
- Sono una biologa, se condividere la propria vita con un uomo significa rinunciare alla mia passione... allora preferisco stare da sola.
- Anch'io lo sono, ma ho destinato solo una parte della giornata alla ricerca, per il resto riesco ad essere me stessa.
- E cosa sta facendo adesso il tuo uomo? - la stuzzicò Eleanor - Magari approfitta della tua assenza per invitare Doris nel suo appartamento.
- Pensa ai tuoi enigmi botanici, - reagì, tirandole il cuscino - e lascia le storie di sesso a chi se ne intende.
- Oggi, prima della botanica, devo risolvere il problema della telecamera sequestrata al posto di Polizia, ho appuntamento alle dieci. Comunque so già come rientrarne in possesso, questo paese vive di mance. Cento dollari aprono tutte le porte.
A disilluderla immediatamente fu il comandante del posto di Polizia: - Sta cercando di corrompermi signorina Mertens? - domandò, con aria impettita.
- Pensavo ci fosse una multa da pagare, - cambiò subito tono Eleanor - da noi funziona così.
- Qui siamo in Yemen, - continuò il militare in un cattivo inglese - non valgono le regole dell'occidente, chi sbaglia paga con la prigione.
- Parlo correttamente l'arabo, - gli rispose, dopo qualche minuto di preoccupante silenzio - cosa c'è che non va nella mia telecamera?
- Se lo parla correttamente, dovrebbe anche saperlo leggere. Nelle regole di ingresso in questo paese c'è chiaramente scritto in molte lingue che è tassativamente proibito riprendere e fotografare postazioni militari.
- Ho ripreso dei ruderi, come potevo sapere che dentro ci fossero dei militari?
- Il problema non cambia, dovrò trattenerla.
- La telecamera mi serve per lavorare...
- Devo trattenere anche lei signorina Mertens, non solo la telecamera.
Eleanor ebbe un sussulto. Sapeva bene quali fossero le condizioni delle carceri nello Yemen e non voleva nemmeno immaginare di finire in una di quelle celle. - Come posso evitare di essere trattenuta? - domandò con un filo di voce.
Il militare le girò attorno con aria sorniona. Fissò il segno dei capezzoli sotto la trama sottile della canottiera bianca... il sudore che colava sul collo... ascoltò il respiro affannoso e si lasciò sfuggire un sorriso di compiacimento. - Dipende da me, - esclamò in quel suo ruvido inglese - e per certi versi anche da lei.
Chiamò immediatamente il suo subalterno e la fece condurre in cella.
L'incubo si delineò all'improvviso sotto forma di una stanzetta senza finestre, dove l'aria era tanto calda da risultare irrespirabile. Una lampada penzolava dall'alto, illuminando il centro del pavimento col suo cono giallastro, le pareti erano ricoperte di scritte. Un letto di ferro senza materassi e un maleodorante buco nel pavimento erano gli unici arredi.
Il militare la raggiunse dopo un paio d'ore: - Possiamo trovare un accordo, - le sussurrò all'orecchio - una mia parola e domattina potrebbe essere fuori di qui.
Eleanor intuì immediatamente dove volesse arrivare, provò a ritrarsi, ma la sua stretta sui polsi la fece desistere.
- Ha un fidanzato che l'aspetta a casa signorina Mertens? - insistette, sospingendola al centro della stanza.
- Si... - gli mentì.
- E cosa fa con questo fidanzato? Quali pratiche sessuali preferisce?
Lei non rispose.
Fu allora che il militare le tagliò da dietro la cintura di cuoio, poi inserì la lama dentro i jeans, seguendo la linea della spina dorsale, e li aprì fino a mettere in mostra i glutei. Non soddisfatto, afferrò la parte posteriore degli slip e li spezzò di netto, gustandosi lo spettacolo con una grassa risata.
- Possiamo metterci d'accordo, - insistette, accarezzandole le natiche - l'alternativa è marcire qui dentro con gli scorpioni in attesa che qualcuno dell'ambasciata venga a reclamarti. Quanto pensi di resistere, dieci giorni, un mese? la burocrazia nello Yemen è una piaga impossibile da curare.
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