Abel Wakaam
The Dreamer
1° The Dreamer, alla ricerca del sogno proibito
Marika era una donna libera, lo era sempre stata, ma non era mai riuscita a materializzare i propri sogni. Bella e selvatica, forse troppo sicura di sé da spaventare tutti gli uomini che avevano cercato di avvicinarla e così si ritrovava nell'età migliore per una donna a domandarsi in cosa mai avesse sbagliato. Ad aprirle gli occhi fu un incontro casuale, avvenuto durante la selezione del nuovo personale da assumere presso la multinazionale dove lavorava. Fu in quell'occasione che conobbe Lorena ed il primo impatto non fu certo dei migliori.

La ragazza sembrava distratta e poco interessata al colloquio preliminare, tanto da chiedersi cosa l'avesse spinta a presentarsi per quel posto di segretaria: - Mi ha obbligata a venire qui il responsabile del centro per l'impiego, - ammise candidamente - altrimenti avrei perso l'indennità di licenziamento.

- Come mai hai perso il precedente lavoro? - le domandò con aria da inquisitrice.

- Quando il direttore s'è stufato di scoparmi, - rispose, con fare disarmante - ha fatto di tutto per rendermi la vita impossibile. Poi mi ha sbattuto la porta in faccia e mi sono trovata in mezzo ad una strada.

- Da quanto durava il vostro... rapporto?

- Non era un rapporto, - obiettò - scopavamo e basta. In cambio mi evitava i turni di notte e quelli festivi... per sei mesi è andata così.

- Come mai è finita? - insistette Marika, con curiosità latente.

- Gli uomini vogliono sempre più di quanto siamo in grado di dare, - continuò - e quando hanno avuto tutto, ne cercano un'altra con cui ricominciare.

- Puoi spiegarmi cosa intendi con quel tutto?

- Secondo te? - reagì Lorena - Ti è mai capitato di accontentare completamente un uomo?

Sorrise, forse pensando a quanta poca esperienza poteva vantare in quel campo, poi scosse lentamente il capo: - Non so cosa intendi... - si limitò a sussurrare.

- Ho capito, - sorrise la ragazza, come se avesse compreso in un attimo chi davvero avesse davanti - tu sei la classica manager che gode del lavoro invece di spalancare le gambe!

D'istinto, l'avrebbe voluta mandare via all'istante, magari ricoprendola di improperi, invece controllò ripetutamente l'orologio, indecisa sul da farsi. - Aspettami verso le 12,30 nel bar di fronte, - sentenziò - ho ancora due colloqui e poi scendo per pranzare.

- Non ho i soldi per mangiare in quel locale, - sentenziò - un panino costa dieci Euro.

- Di' al barista che sei mia ospite, - insistette, consegnandole un biglietto da visita - se c'è qualche problema fammi chiamare.

- Perché vuoi offrirmi il pranzo?

- Per le allusioni di prima! - le sorrise - Sei l'unica persona che ha osato dirmele in faccia.

- Questo mi farà ottenere un buon punteggio sul colloquio da portare al centro per l'impiego?

- Perché no, - obiettò Marika - a me non costa nulla e per te potrebbe essere utile. Ne parliamo poi a pranzo, adesso ho da fare.

Quando la raggiunse, si era già abbondantemente servita; un piatto di tagliolini allo scoglio e un fritto misto di gamberi e calamari. - Si mangia bene, - ammise, ripulendosi la bocca col tovagliolo ancora intonso - ma se non vuoi pagare anche la mia parte è meglio che mi avvisi per tempo, così trovo il modo di uscire di nascosto.

- Stai seduta dove sei, - scoppiò a ridere - e raccontami cosa voleva da te il direttore.

Lorena rispose con con una smorfia: - Davvero non lo immagini?

- Preferisco sentirmelo dire da te.

- Scoparmi era ormai diventata un'abitudine, - alzò ripetutamente le spalle - e poi ha cominciato a preferire dei bei pompini con ingoio... ma il punto di arrivo era fottermi nel culo.

Marika cercò di nascondere ogni reazione e provò ad indagare oltre: - E c'è riuscito?

- Ovvio che sì... non vorrai dirmi che ti scandalizzano questi argomenti?

Tentennò qualche secondo prima di rispondere, poi trovò il coraggio di non nascondersi ulteriormente: - Due delle cose che hai detto non le ho mai fatte, - ammise - e non sarà difficile per te indovinare quali.

- Beh... almeno hai scopato! - scoppiò a ridere fragorosamente, attirando l'attenzione degli astanti. - Scusa... - si affrettò ad abbassare la voce - non volevo metterti in imbarazzo.

- Tu invece sei un'esperta. - provò ad ironizzare.

- Che ti posso dire, il cazzo mi è sempre piaciuto, - affermò - e se poi aprire le gambe comporta anche altri vantaggi, allora il godimento è doppio.

- Quanti anni hai?

- Venti, ma credo di averne vissuti almeno il doppio.

- Hai un fidanzato?

- Vivo a casa di un mio vecchio amico. Lui è bisex e ogni tanto facciamo sesso. Il suo compagno lo ha scoperto e, per evitare casini, scopiamo anche con lui.

- Perfetto, - esclamò Marika, fingendo un'improbabile disinvoltura - avete trovato la soluzione per far quadrare il cerchio!

- Mi stai prendendo in giro?

- No... - ammise - quello di andare a letto con due uomini è un sogno ricorrente che mi tortura da quando ero una ragazzina. Per errore o forse per pura curiosità, mi ritrovai tra le mani una videocassetta pornografica nascosta in soffitta e rimasi letteralmente sconvolta da quelle scene. Per anni hanno fatto parte dei miei pensieri impuri mentre imparavo a toccarmi. Da allora non ho più avuto il coraggio di confessarmi.

- Io invece mi masturbavo con le melanzane lunghe, - la stupì - andavo a prenderle al mercato e le sceglievo con cura, ben sapendo a ciò che mi sarebbero servite. Avevano la pelle liscia e scivolavano tra le mie cosce senza farmi male. Credo di aver perso così la mia verginità ed è stato bellissimo. Quando ho fatto sesso per la prima volta con un ragazzo, ero così delusa che mi veniva da piangere! Non avevo provato niente, tranne la paura folle di essere rimasta incinta. E' così che ho cominciato a praticare il sesso anale.

- Perché? Cioè... volevo dire.... ti dava comunque piacere?

- Riuscivo a goderne perché la situazione mi faceva sentire sporca e l'orgasmo mi prendeva nel momento esatto in cui sentivo il caldo dello sperma che mi irrorava le viscere. Il fatto fece ben presto il giro della classe e diventai la più corteggiata della scuola. In quel periodo passavo tutti i pomeriggi nella camera di qualcuno con la scusa di studiare e puoi immaginare come andava a finire.

- Qui c'è troppa gente che allunga le orecchie, - sentenziò Marika - possiamo vederci questa sera per continuare a chiacchierare?

- Che intenzioni hai?

- Voglio soltanto parlare con te di queste cose, - le spiegò Marika - non c'è nessun altro motivo oltre a questo.

- Ti eccita?

- No, cioè sì... insomma mi piace affrontare questi discorsi con te.

- Dove ci vediamo?

- Conosci il ristorante Miami?

- Cazzo... è roba da ricchi quello!

- Ci vediamo lì fuori alle nove in punto.

- Non ho un abito adatto per quel posto. - affermò Lorena.

- Mettiti quello che ti fa sentire a posto, - la rassicurò - l'importante è che ti senti a tuo agio.

Quella sera, mentre Marika scese dall'auto per incamminarsi verso il ristorante, intravide il proprio riflesso dentro una vetrina buia. - Che diavolo sto facendo? - si domandò - Perché tanta curiosità verso quella ragazza?

La risposta la trovò dentro le proprie paure e si rese conto che Lorena aveva vissuto tutte le esperienze che lei aveva sempre evitato. Fu con lo sguardo pensieroso che la intravide fuori dal ristorante, roteava lentamente su sé stessa come se volesse volgere le spalle al mondo.

- Come mi avevi detto, ti ho aspettata fuori, - esordì - e comunque per la prima volta non ho avuto la faccia tosta di affrontare il cameriere.

Era vestita come una ragazza qualunque, jeans e una maglietta colorata, e sembrava confusa, forse imbarazzata da quello strano invito.
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